Achille in Sciro, Parigi, Quillau, 1755

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
  Portici della reggia corrispondenti al mare. Navi poco lontane dalla riva.
 
 ULISSE ed ACHILLE in abito militare
 
 ULISSE
880Achille, or ti conosco. Oh quanta parte
 del maestoso tuo real sembiante
 defraudavan le vesti! Ecco il guerriero,
 ecco l'eroe. Ringiovanita al sole
 esce così la nuova serpe; e sembra,
885mentre s'annoda e scioglie,
 che altera sia delle cambiate spoglie.
 ACHILLE
 Sì, tua mercé, gran duce, io torno in vita,
 respiro alfin; ma qual da' lacci appena
 disciolto prigionier, dubito ancora
890della mia libertà; l'ombre ho sugli occhi
 del racchiuso soggiorno;
 mi sento il suon delle catene intorno.
 ULISSE
 (Ed Arcade non vien!) (Guardando intorno)
 ACHILLE
                                             Son queste, Ulisse,
 le navi tue?
 ULISSE
                         Sì; né superbe meno
895andran del peso lor che quella d'Argo
 già del suo non andò; compensa assai
 di tanti eroi lo stuolo
 e i tesori di Frisso Achille solo.
 ACHILLE
 Dunque che più si tarda?
 ULISSE
                                                 Olà nocchieri,
900appressatevi a terra. (E pur non miro
 Arcade ancora). (Come sopra)
 ACHILLE
                                 Ah perché mai le sponde
 del nemico Scamandro
 queste non son? Come s'emendi Achille
 là si vedrà. Cancellerà l'indegne
905macchie del nome mio di questa fronte
 l'onorato sudor; gli ozi di Sciro
 scuserà questa spada; e forse tanto
 occuperò la fama
 co' novelli trofei
910che parlar non potrà de' falli miei.
 ULISSE
 Oh sensi! Oh voci! Oh pentimento! Oh ardori
 degni d'Achille! E si volea di tanto
 fraudar la terra? E si sperò di Sciro
 nell'angusto recinto
915celar furto sì grande? Oh troppo ingiusta,
 troppo timida madre! E non previde
 che a celar tanto fuoco
 ogn'arte è vana, ogni ritegno è poco?
 
    Del terreno nel concavo seno
920vasto incendio se bolle ristretto,
 a dispetto del carcere indegno,
 con più sdegno gran strada si fa.
 
    Fugge allora ma intanto che fugge
 crolla, abbatte, sovverte, distrugge
925piani, monti, foreste e città.
 
 ACHILLE
 Ecco i legni alla sponda.
 Ulisse, io ti precedo. (S’incamina al mare)
 
 SCENA II
 
 ARCADE frettoloso e detti
 
 ULISSE
                                         Arcade, oh quanto
 tardi a venir!
 ARCADE
                            Partiam, signor; t'affretta,
 non ci arrestiam.
 ULISSE
                                  Che mai t'avvenne?
 ARCADE
                                                                        Andiamo.
930Tutto saprai.
 ULISSE
                           Ma con un cenno almeno...
 ARCADE
 Oh numi! Ebbra d'amor, cieca di sdegno
 Deidamia ci siegue; io non potei
 più trattenerla e la prevenni. (Piano ad Ulisse)
 ULISSE
                                                        Ah questo
 fiero assalto s'eviti.
 ACHILLE
                                      Or che s'attende? (Tornando indietro impaziente)
 ULISSE
935Eccomi.
 ACHILLE
                  Sì turbato,
 Arcade! Che recasti?
 ARCADE
 Nulla.
 ULISSE
               Partiam.
 ACHILLE
                                  Ma che vuol dir quel tanto (Ad Arcade)
 volgerti indietro e rimirar? Che temi?
 Parla.
 ULISSE
              (Oh stelle!)
 ARCADE
                                     Signor... Temo... Potrebbe
940il re saper la nostra
 partenza inaspettata
 ed a forza impedirla.
 ACHILLE
                                         A forza? Io sono
 dunque suo prigionier; dunque pretende...
 ULISSE
 No; ma è saggio consiglio
945fuggir gl'inciampi. (Vuol prenderlo per mano)
 ACHILLE
                                      A me fuggir! (Scostandosi)
 ULISSE
                                                                Tronchiamo
 le inutili dimore. Al mare, al mare,
 or che l'onde ha tranquille. (Lo prende per la mano e seco s’incamina)
 
 SCENA III
 
 DEIDAMIA e detti
 
 DEIDAMIA
 Achille, ah dove vai? Fermati, Achille. (Achille si rivolge, vede Deidamia e s’arrestano entrambi guardandosi attentamente senza parlare)
 ULISSE
 (Or sì ch'io mi sgomento). (Avendo lasciato Achille)
 ARCADE
950(E la gloria e l'amore ecco a cimento).
 DEIDAMIA
 Barbaro! È dunque vero? (Con passione ma senza sdegno)
 Dunque lasciar mi vuoi?
 ULISSE
                                                (Se a lei rispondi, (Piano ad Achille)
 sei vinto).
 ACHILLE
                      (Tacerò). (Ad Ulisse)
 DEIDAMIA
                                         Questa, o crudele,
 questa bella mercede
955serbavi a tanto amore! Alma sì atroce
 celò quel dolce aspetto! Andate adesso,
 credule amanti; alle promesse altrui
 date pur fé. Quel traditor poc'anzi
 mi giurava costanza; in un momento
960tutto pose in oblio;
 parte, mi lascia e senza dirmi addio.
 ACHILLE
 Ah!
 ARCADE
           (Non resiste).
 DEIDAMIA
                                       E qual cagion ti rese
 mio nemico in un punto? Io che ti feci
 misera me? Di qual delitto è pena
965quest'odio tuo?
 ACHILLE
                               No, principessa...
 ULISSE
                                                                 Achille.
 ACHILLE
 Due soli accenti. (Ad Ulisse)
 ULISSE
                                  (Aimè!)
 ACHILLE
                                                    No, principessa,
 non son qual tu mi chiami
 traditore o nemico. Eterna fede
 giurai, la serberò. Legge d'onore
970mi toglie a te; ma tornerò più degno
 de' cari affetti tuoi. S'io parto e taccio,
 odio non è né sdegno
 ma timore e pietà. Pietà del tuo
 troppo vivo dolor, tema del mio
975valor poco sicuro; uno previdi;
 non mi fidai dell'altro. Io so che m'ami,
 cara, più di te stessa; io sento...
 ULISSE
                                                           Achille.
 ACHILLE
 Eccomi.
 ARCADE
                  (E pur non viene).
 ACHILLE
                                                      Io sento in petto...
 DEIDAMIA
 Non più; troppo, lo veggo,
980troppo trascorsi. Al grand'amor perdona
 i miei trasporti. È ver; sé stesso Achille
 deve alla Grecia, al mondo
 ed alle glorie sue. Va'; non pretendo
 d'interromperne il corso. Avrai seguaci
985gli affetti, i voti miei. Ma già ch'io deggio
 restar senza di te, sia meno atroce,
 sia men subito il colpo. Abbia la mia
 vacillante virtù tempo a raccorre
 le forze sue. Chiedo un sol giorno; e poi
990vattene in pace. Ah non si niega a' rei
 tanto spazio a morir; temer degg'io
 ch'abbia a negarsi a me?
 ARCADE
                                                (Se un giorno ottiene,
 tutto otterrà).
 DEIDAMIA
                            Pensi! Non parli! E fisse
 tieni le luci al suol?
 ACHILLE
                                      Che dici, Ulisse? (Ad Ulisse quasi con timore)
 ULISSE
995Che signor di te stesso
 puoi partir, puoi restar, che a me non lice
 premer più questo suolo,
 che a venir ti risolva o parto solo.
 ACHILLE
 (Che angustia!)
 DEIDAMIA
                                E ben, rispondi.
 ACHILLE
                                                                Io resterei
1000ma... udisti? (Accennandole Ulisse)
 ULISSE
                           E ben, risolvi.
 ACHILLE
                                                       Io verrei teco
 ma... vedi? (Accennandogli Deidamia)
 DEIDAMIA
                         Eh già comprendo.
 Già di partir scegliesti;
 va', ingrato. Addio. (Mostrando partire)
 ACHILLE
                                       Ferma, Deidamia. (Seguendola)
 ULISSE
                                                                           Intendo.
 Hai la dimora eletta;
1005resta, imbelle; io ti lascio. (Mostrando partire)
 ACHILLE
                                                  Ulisse, aspetta.
 DEIDAMIA
 Che vuoi?
 ULISSE
                      Che brami?
 ACHILLE
                                              A compiacerti... (Oh stelle! (A Deidamia, poi da sé)
 È debolezza). A seguitarti... (Oh numi! (Ad Ulisse)
 È crudeltà). Sì la mia gloria esige...
 No l'amor mio non soffre... Oh gloria! Oh amore!
 ARCADE
1010(È dubbio ancor chi vincerà quel core).
 DEIDAMIA
 E ben, giacché ti costa
 sì picciola pietà pena sì grande,
 più non la chiedo. Or da te voglio un dono
 ch'è più degno di te. Parti; ma prima
1015quel glorioso acciaro
 immergi in questo sen. L'opra pietosa
 giova ad entrambi. Ad avvezzarti, Achille,
 tu cominci alle stragi; io fuggo almeno
 un più lungo morir. Tu lieto vai
1020senza aver chi t'arresti; io son contenta
 che quella destra amata (Piange)
 arbitra di mia sorte,
 se vita mi niegò, mi dia la morte.
 ARCADE
 (Io cederei).
 DEIDAMIA
                          L'ultimo dono...
 ACHILLE
                                                         Ah taci,
1025ah non pianger, mia vita. Ulisse, ormai
 l'opporsi è tirannia.
 ULISSE
                                       Lo veggo.
 ACHILLE
                                                           Alfine
 non chiede che un sol giorno. Un giorno solo
 ben puoi donarmi.
 ULISSE
                                     Oh questo no. Men vado
 d'Achille a' duci argivi
1030le glorie a raccontar. Da me sapranno
 qual nobile sudor le macchie indegne
 lavi del nome suo, quai scuse illustri
 fa degli ozi di Sciro
 già la tua spada, e di qual serie augusta
1035va per te di trofei la fama onusta.
 ACHILLE
 Ma valor non si perde...
 ULISSE
                                              Eh di valore
 più non parlar. Spoglia quell'armi; a Pirra
 non sarian che d'impaccio. Olà rendete
 la gonna al nostro eroe; riposi ormai,
1040che sotto l'elmo ha già sudato assai.
 ARCADE
 (Vuol destarlo e lo punge).
 ACHILLE
                                                   Io Pirra! Oh dei!
 La gonna a me! (Ad Ulisse)
 ULISSE
                                No; d'animo virile
 desti gran prova inver. Non sei capace
 di vincere un affetto.
 ACHILLE
                                         Ah meglio impara
1045a conoscere Achille. Andiam. (Risoluto)
 DEIDAMIA
                                                        Mi lasci?
 ACHILLE
 Sì.
 DEIDAMIA
         Come!
 ACHILLE
                        All'onor mio
 è funesto il restar; Deidamia, addio. (Achille parte risoluto ed ascende il ponte della nave, dove poi s’arresta. Ulisse ed Arcade il van seguendo. Deidamia rimane alcun tempo immobile)
 ARCADE
 (Sentì lo sprone).
 ULISSE
                                   (E pur non son sicuro).
 DEIDAMIA
 Ah perfido! Ah spergiuro!
1050Barbaro! Traditor! Parti? E son questi
 gli ultimi tuoi congedi! Ove s'intese
 tirannia più crudel? Va', scellerato,
 va' pur; fuggi da me; l'ira de' numi
 non fuggirai. Se v'è giustizia in cielo,
1055se v'è pietà, congiureranno a gara
 tutti, tutti a punirti. Ombra seguace
 presente ovunque sei
 vedrò le mie vendette. Io già le godo
 immaginando; i fulmini ti veggo
1060già balenar d'intorno... Ah no fermate,
 vindici dei. Di tanto error se alcuno
 forza è che paghi il fio,
 risparmiate quel cor, ferite il mio.
 S'egli ha un'alma sì fiera,
1065s'ei non è più qual era, io son qual fui;
 per lui vivea, voglio morir per lui. (Sviene sopra un sasso)
 ACHILLE
 Lasciami. (Ad Ulisse)
 ULISSE
                      Dove corri?
 ACHILLE
 A Deidamia in aiuto.
 ULISSE
                                         Ah dunque...
 ACHILLE
                                                                   E speri
 ch'io l'abbandoni in questo stato?
 ULISSE
                                                               È questa
1070di valore una prova.
 ACHILLE
                                       Eh tu pretendi (Sdegnoso)
 prove di crudeltà non di valore.
 Scostati, Ulisse. (Si fa strada con impeto e corre a Deidamia)
 ARCADE
                                 (Ha trionfato amore).
 ACHILLE
 Principessa, ben mio, sentimi. Oh numi!
 L'infelice non ode. Apri le luci,
1075guardami; Achille è teco.
 ULISSE
                                                Arcade, il tempo
 di sperar più vittoria ora non parmi;
 cediamo il campo. Adopreremo altr'armi. (Parte con Arcade non veduto da Achille)
 
 SCENA IV
 
 ACHILLE, DEIDAMIA, poi NEARCO
 
 DEIDAMIA
 Aimè!
 ACHILLE
               Lode agli dei,
 comincia a respirar. No, mia speranza,
1080Achille non partì.
 DEIDAMIA
                                   Sei tu! M'inganno!
 Che vuoi!
 ACHILLE
                     Pace, cor mio.
 DEIDAMIA
                                                 Potesti, ingrato,
 negarmi un giorno solo. Ed or...
 ACHILLE
                                                            Non fui
 io che m'opposi, eccoti il reo... Ma... Come!
 Non veggo Ulisse! Ah mi lasciò.
 NEARCO
                                                           Se cerchi
1085d'Ulisse, ei corre al re; dal re ti vuole
 or che scoperto sei.
 DEIDAMIA
                                      Questa sventura (S’alza da sedere)
 sol mancava fra tante. Ecco palese
 al padre il nostro arcano.
 NEARCO
                                                Infin ad ora
 nascosto non gli fu. Già Teagene
1090cercò de' tuoi trasporti,
 ritrovò la cagione, al re sen corse
 ed ancora è con lui.
 DEIDAMIA
                                      Misera! Oh dei!
 Che fia di me? Se m'abbandoni, Achille,
 a chi ricorrerò?
 ACHILLE
                               Ch'io t'abbandoni
1095in periglio sì grande? Ah no; sarebbe
 fra l'imprese d'Achille
 la prima una viltà. Vivi sicura;
 lascia pur di tua sorte a me la cura.
 
    Tornate sereni,
1100begli astri d'amore;
 la speme baleni
 fral vostro dolore;
 se mesti girate,
 mi fate morir.
 
1105   Oh dio, lo sapete,
 voi soli al mio core,
 voi date e togliete
 la forza e l'ardir. (Parte)
 
 SCENA V
 
 DEIDAMIA e NEARCO
 
 DEIDAMIA
 Nearco, io tremo. Ah mi consola.
 NEARCO
                                                             E come
1110consolarti poss'io, se son più oppresso,
 più confuso di te?
 DEIDAMIA
                                    Numi clementi,
 se puri, se innocenti
 furon gli affetti miei, voi dissipate
 questo nembo crudel. Voi gl'inspiraste;
1115proteggeteli voi. Se colpa è amore,
 sì, lo confesso, errai;
 ma grande è la mia scusa; Achille amai.
 
    Chi può dir che rea son io
 guardi in volto all'idol mio;
1120e le scuse del mio core
 da quel volto intenderà.
 
    Da quel volto in cui ripose
 fausto il ciel, benigno amore
 tante cifre luminose
1125di valore e di beltà. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 NEARCO solo
 
 NEARCO
 Di tue cure felici
 or va', Nearco, insuperbisci. A Teti
 di' che il feroce Achille
 sapesti moderar. Vanta gli scaltri
1130lusinghieri discorsi; ostenta i molli
 piacevoli consigli. Ecco perduti
 gli accorgimenti e l'arti. Il solo Ulisse
 tutto a scompor bastò. Qual astro infido
 fu mai quel che lo scorse a questo lido?
 
1135   Cedo alla sorte
 gli allori estremi;
 non son più forte
 per contrastar.
 
    Nemico è il vento,
1140l'onda è infedele;
 non ho più remi,
 non ho più vele
 e a suo talento
 mi porta il mar. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Reggia.
 
 LICOMEDE, ACHILLE, TEAGENE, con numeroso corteggio
 
 ACHILLE
1145Né di risposta ancora
 Licomede mi degna?
 TEAGENE
                                         È troppo ormai,
 gran re, lungo il silenzio. I prieghi miei,
 le richieste d'Achille
 soddisfa alfin. Che ti sospende? È forse
1150la fé che a me donasti? Ah non son io
 tanto incognito a me che oppormi ardisca
 a sì grande imeneo. So quanto il mondo
 debba quindi aspettar; veggo che in cielo
 si preparò; tante vicende insieme
1155non tesse mai senza mistero il fato.
 Che sdegnar ti potria? L'amor? Ma quando
 fu colpa in cor gentile
 un innocente amor? L'inganno? È Teti
 la rea; già fu punita. Ella in tal guisa
1160celare ad ogni ciglio
 il figlio volle e fe' palese il figlio.
 Oh come al nodo illustre
 la terra esulterà, che mai non vide
 tanto valor, tanta bellezza e tante
1165virtudi unir. Qual di tai sposi il cielo
 cura non prenderà, se ne deriva
 l'uno e l'altro egualmente. E quai nipoti
 attenderne dovrai, se tutti eroi
 furon gli avi d'Achille e gli avi tuoi?
 ACHILLE
1170(Chi mai sperato avrebbe
 in Teagene il mio sostegno!)
 LICOMEDE
                                                      Achille,
 sì grande questo nome
 suona nell'alma mia che usurpa il loco
 a tutt'altro pensier. Che dir poss'io
1175dell'imeneo richiesto? Il generoso
 Teagene l'applaude; il ciel lo vuole;
 tu lo domandi, io lo consento. Ammiro
 sì strani eventi; e rispettoso in loro
 del consiglio immortal gli ordini adoro.
 ACHILLE
1180Ah Licomede... Ah Teagene... Andate
 la mia sposa, il mio bene
 custodi ad affrettar. Principe, oh quanto
 quanto ti deggio mai! Padre, signore,
 come a sì caro dono
1185grato potrò mostrarmi?
 LICOMEDE
                                              A Licomede
 l'esser padre a tal figlio è gran mercede.
 
    Or che mio figlio sei,
 sfido il destin nemico;
 sento degli anni miei
1190il peso alleggerir.
 
    Così chi a tronco antico
 florido ramo innesta
 nella natia foresta
 lo vede rifiorir.
 
 SCENA ULTIMA
 
 ULISSE, poi DEIDAMIA, indi tutti
 
 ACHILLE
1195Ah vieni, Ulisse; i miei felici eventi
 sapesti forse?
 ULISSE
                            Assai diversa cura
 qui mi conduce. Eccelso re, conviene
 che deposto ogni velo alfin t'esponga
 della Grecia il voler. Sappi...
 LICOMEDE
                                                      Già tutto
1200m'è noto; a parte a parte alle richieste
 risponderò.
 ACHILLE
                         Mia cara sposa, alfine (Incontrandola)
 giungesti pur. Non tel diss'io? La sorte
 non cambiò di sembianza?
 DEIDAMIA
                                                    a' piedi tuoi,
 mio re, mio genitor... (Inginocchiandosi)
 LICOMEDE
                                           Sorgi. È soverchio (S’alza)
1205ciò che dir mi vorresti. Io già de' fati
 tutto l'ordine intendo. Una gran lite
 compor bisogna, a me s'aspetta; udite.
 Tutto del cor d'Achille
 l'impero ad usurpar pugnano a gara
1210e la gloria e l'amor. Questo capace
 sol di teneri affetti e quella il vuole
 tutto sdegni guerrieri. Ingiusti entrambi
 chiedon soverchio. E che sarebbe, Ulisse,
 il nostro eroe, se respirasse ognora
1215ira e furor? Qual diverrebbe, o figlia,
 se languir si vedesse
 sempre in cure d'amor? Dove lo chiama
 la tromba eccitatrice
 vada, ma sposo tuo. Ti torni al fianco,
1220ma cinto di trofei. Co' suoi riposi
 del sudor si ristori
 e col sudore i suoi riposi onori.
 ACHILLE
 Sposa, Ulisse, che dite?
 DEIDAMIA
                                             Alle paterne
 giuste leggi m'accheto.
 ULISSE
1225Lieta il saggio decreto
 ammirerà la Grecia.
 ACHILLE
                                        Or non mi resta
 che desiar.
 LICOMEDE
                       Gl'illustri sposi unisca
 il bramato da lor laccio tenace;
 e la gloria e l'amor tornino in pace.
 CORO
 
1230   Ecco, felici amanti,
 ecco Imeneo già scende,
 già la sua face accende,
 spiega il purpureo vel.
 
    Ecco a recar sen viene
1235le amabili catene,
 a voi per man de' numi
 già fabbricate in ciel. (Mentre cantasi il coro che precede, scenderà dall’alto denso globo di nuvole che prima ingombrerà dilatandosi gran parte della reggia; e scoprirà poi agli spettatori il luminoso tempio della Gloria tutto adornato de’ simulacri di coloro ch’ella rese immortali; si vedranno in aria innanzi al tempio medesimo la Gloria, Amore ed il Tempo)
 
 LA GLORIA, AMORE ed IL TEMPO. Ed in sito men sollevato numerose schiere di lor seguaci
 
 GLORIA
 E quale a me vi guida,
 rivali dei, nuova cagione? Amore
1240che a sedurmi i seguaci
 sempre pensò, l'invido Tempo inteso
 ad oscurarmi ognor, come in un punto
 cambia costume, e l'uno e l'altro amico
 orma in volto non ha dell'odio antico?
 TEMPO
1245Non v'è più sdegno in cielo.
 AMORE
                                                     a' numi ancora
 questa lucida aurora
 messaggiera è di pace. Oggi dell'Istro
 su la sponda real l'anime auguste
 di Teresa e Francesco
1250stringe nodo immortale. Opra è d'Amore
 la fiamma lor; ma di sì bella fiamma
 deggio i principi a te. Bastar potea
 quella sola a destarla, onde son cinte
 maestosa beltà; ma trarla io volli
1255da fonti più sublimi. Agli alti sposi
 le scambievoli esposi
 proprie glorie ed avite, e le comuni
 vive brame d'onor. L'anime grandi
 si ammiraro a vicenda; e sé ciascuna
1260nell'altra ravvisò. Le rese amanti
 tal somiglianza; indi in entrambe Amore
 fu cagione ed effetto, in quella guisa
 che il moto, ond'arde e splende
 face a face congiunta, acquista e rende.
1265Ah mentre il fuoco mio
 se alimento ha da te tanto prevale,
 tuo seguace son io, non tuo rivale.
 TEMPO
 Né me, dea degli eroi,
 tuo nemico chiamar. Come oscurarti
1270dopo un tale imeneo? Su' grandi esempi
 e di Carlo e d'Elisa i regi sposi
 formar sé stessi; or che gli accoppia il cielo
 propagheran ne' figli
 le cesaree virtù. Qual ombra opporre
1275a tanto lume? Ah non lo bramo. Altero
 son d'esser vinto. a' secoli venturi
 dian nome i grandi eredi; io della loro
 inestinguibil lode
 farò tesoro e ne sarò custode.
 GLORIA
1280Giunse dunque una volta il dì felice
 di cui tanto nel cielo
 si ragionò? Che le speranze accoglie
 di tanti regni? E che precorso arriva
 da tanti voti? Oh lieto dì! Corriamo,
1285amici dei, della festiva reggia
 ad accrescer la pompa. Unir conviene
 a pro de' chiari sposi
 tutte le nostre cure.
 AMORE
                                      Al nobil fuoco
 che in lor destai somministrar vogl'io
1290sempre nuovo alimento.
 TEMPO
                                               Io de' lor anni
 lunghissimo e tranquillo
 il corso reggerò.
 AMORE
                                Per me d'eroi
 il talamo reale
 sarà fecondo.
 TEMPO
                           Io serberò gli esempi
1295degli atavi remoti
 ai più tardi nipoti.
 GLORIA
                                     Io fui di quelli,
 io di questi sarò compagna e duce;
 tutti i lor nomi io vestirò di luce.
 LA GLORIA, AMORE, IL TEMPO A TRE
 
    Tutti venite, o dei,
1300il nodo a celebrar,
 i dolci ad affrettar
 bramati istanti.
 
 CORO
 
    Ecco, felici amanti,
 ecco Imeneo già scende;
1305già la sua face accende,
 spiega il purpureo vel.
 
 TUTTI
 
    Ecco a recar sen viene
 le amabili catene,
 a voi per man de' numi
1310già fabbricate in ciel.
 
 IL FINE